Fioritura

Un maggio particolare, il mese dei fiori con temperature e giornate che apparentemente ci ricordano ancora l’inverno, eppure la FIORITURA avviene!

Una fioritura reale le rose, le peonie, margherite,… e una fioritura simbolica, forse la nostra di cui non ce ne accorgiamo, ma avviene.

La musica, la gestualità, il movimento fanno fiorire fiori di pesco e Hibiscus gialli, fanno abbracciare querce.

Quando troviamo uno stato di flusso, sperimentiamo la quiete mentre siamo vigili. Non è uno stato di collasso o di quasi sonno, e noi non siamo tagliati fuori dal mondo. Questo è quando il nostro sistema nervoso vago ventrale* è dominante. È certamente dove sono quando sono impegnata nel Movimento Contemplativo, nel movimento meditativo, nella mia scrittura creativa e dopo essere stata in movimento testimone di me stessa/o”.

* Il vago ventrale ha il compito di sovrintendere al sistema nervoso autonomo, tenendo metaforicamente i sistemi vago simpatico e dorsale in un caldo abbraccio (Porges e Lipsitt, 1993)

Lotus Mudra inspirando ed espirando ci portano nella meditazione

Qualunque fiore tu sia,

quando verrà il tuo tempo, sboccerai.

Prima di allora

una lunga e fredda notte potrà passare.

Anche dai sogni della notte trarrai forza e nutrimento.

Perciò sii paziente verso quanto ti accade

e curati e amati

senza paragonarti

o voler essere un altro fiore,

perché non esiste fiore migliore di quello

che si apre nella pienezza di ciò che è.

E quando ciò accadrà,

potrai scoprire

che andavi sognando

di essere un fiore

che aveva da fiorire.

Poesia attribuita a Daisaku Ikeda, ma scritta da Walter Gioia.

E siamo pronte per entrare nella pratica della FIORITURA.

Che la tua fioritura possa essere utile per il tuo benessere e il benessere agli altri.

Respira e saprai che cos’è un fiore. Sii un fiore e saprai che cos’è un respiro.
Fabrizio Caramagna

#Buonigiorni

Elena

N.B.: Ti aspetto lunedì 3 Giugno 2024 a “Lo Spazio” per il nostro appuntamento mensile con la pratica meditativa.

Meditazione in movimento e approccio creativo al movimento: Seminario di Movimento autentico, iscriviti entro il 15 maggio 2024

Depurare, disintossicare, detox corpo e mente 

Articoli, libri, pratiche per durarsi, disintossicarsi, ripulire,… 

Dalle pulizie di primavera, alla detoxification, nella sua abbreviazione Detox (trattamenti per disintossicare l’organismo e liberarlo da tossine): diete, prodotti, pratiche più impegnative e meno impegnative, secondo le esigenze di ciascuna/o.

Le diverse pratiche tradizionali yoga, meditazione, ayurveda hanno diverse strategie che vanno a riequilibrare i vari componenti del nostro organismo in questa stagione di risveglio. 

DETOX

Se molte pratiche depurative sono legate a trattamenti interni ed esterni  non dimentichiamo l’importanza  di un detox mente-corpo/movimento: oltre a eliminare quelle del corpo è importante anche eliminare le tossine dalla mente, così da avere benefici anche a livello emotivo e psichico.

Se volete iniziare in autonomia è importante: 

  • limitare l’uso di dispositivi elettronici
  • cercare di staccare e di ritagliare dei momenti di relax camminando, leggendo, ascoltando musica e magari ballando 
  • fare ordine negli ambienti in cui si vive, in modo che anche l’ambiente sia confortevole e migliori lo stato d’animo
  • cerca di stare a contatto con la natura, magari camminando dove possibile a piedi nudi, oggi chiamato in modo evocativo e affascinante “hearthing”, anche se lo aveva già fatto Robert Redford in “A piedi nudi nel parco”! 

Se invece vuoi essere guidata/o

  • pratica yoga o meditazione (noi a “Lo Spazio” lunedì 8 aprile abbiamo praticato per ripulire la nostra mente-corpo-cuore, ma abbiamo corsi yoga settimanali con qualche posto libero ancora in sala)
  • fai esercizi di respirazione o di Pranayama per aiutare a rilassare corpo e mente

MediTiAmo!? di lunedì 8 ci ha portato a disintossicare la mente, partendo da una pratica di preparazione  proposta direttamente dal Dalai Lama, ma che simile ritroviamo nello yoga e nella meditazione cristiana, una proposta di padre Antonio Gentili nel suo testo “ Dio nel silenzio”; significa che siamo proprio tutti interconnessi/e. 

TONGLEN 

Il cuore della nostra serata è stata una pratica sul dare e il ricevere/ dare e l’avere.

La pratica di Tonglen può essere profondamente trasformativa, aiutandoci a coltivare una maggiore compassione e altruismo. Tuttavia, è importante praticarla con gentilezza e pazienza, senza aspettarci risultati immediati (imparare a lasciare andare il perfezionismo, che a volte è utile, altre volte non serve e ci appesantisce). Con il tempo e la pratica regolare, potremmo notare un aumento della nostra capacità di amare e comprendere gli altri.

La pratica di Tonglen è una meditazione compassionevole che ha origini nella tradizione buddhista tibetana. “Tonglen” in tibetano significa “prendere e dare”. È una pratica che mira a coltivare la compassione e la saggezza attraverso la consapevolezza della sofferenza degli altri e il desiderio di alleviarla.

Grazie alle parole di uno scritto pubblico di Pema Chödrön, tratto dal suo libro Se il mondo ti crolla addosso“, edizioni Feltrinelli condivido “Il tonglen insegnato da Pema Chödrön”:

ll tonglen ribalta la logica abituale di evitare la sofferenza e cercare il piacere. Nel processo, ci liberiamo di modelli antichissimi di egoismo. Iniziamo a provare amore per noi stessi e per gli altri; iniziamo a prenderci cura di noi stessi e degli altri. Il tonglen risveglia la nostra compassione e ci propone una visuale molto più ampia della realtà.

Per provare compassione per gli altri, dobbiamo provare compassione per noi stessi. In particolare, prestare attenzione alle persone paurose, arrabbiate, gelose, sopraffatte da dipendenze di ogni genere, arroganti, orgogliose, avare, egoiste, meschine, quello che volete – provare compassione e preoccuparsi per queste persone significa non scappare via dal dolore di ritrovare queste caratteristiche dentro di noi. Di fatto, può cambiare tutto il nostro atteggiamento nei confronti del dolore. Anziché evitarlo e nasconderci, potremmo aprire i cuori e permetterci di sentire quel dolore, sentirlo come qualcosa che ci addolcisce e ci purifica e ci rende molto più amorevoli e gentili.

La pratica del tonglen è un metodo per collegarci con la sofferenza – la nostra e quella che è attorno a noi, ovunque andiamo. È un metodo per superare la nostra paura di soffrire e per sciogliere la durezza dei nostri cuori. Principalmente è un metodo per risvegliare la compassione insita in tutti noi, non importa quanto crudeli o freddi potremmo sembrare.

Iniziamo a praticare prendendo su di noi la sofferenza di una persona che sappiamo stare male e vorremmo aiutare. Per esempio, se siamo a conoscenza di un bambino che soffre, inspiriamo con il desiderio di portargli via tutto il dolore e la paura. Poi, quando espiriamo, inviamo felicità, gioia o qualunque cosa potrebbe portargli sollievo. Questa è l’essenza della pratica: inspirare il dolore degli altri in modo che possano stare bene e avere più spazio per rilassarsi e aprirsi – espirare, inviando loro quiete o quello che sentiamo potrebbe portare loro sollievo e felicità.

Spesso, tuttavia, non riusciamo a esercitare questa pratica perché ci ritroviamo faccia a faccia con la nostra paura, la resistenza o la rabbia, o con quello che, in quel momento, è il nostro dolore personale.

A quel punto possiamo cambiare obiettivo e iniziare a praticare il tonglen per quel che stiamo provando noi e per milioni di altre persone come noi che proprio in questo momento stanno provando la stessa difficoltà e la stessa infelicità. Forse siamo in grado di dare un nome al nostro dolore. Lo riconosciamo chiaramente come terrore o disgusto o rabbia o desiderio di vendetta. Quindi inspiriamo per tutte le persone in preda alla stessa emozione ed espiriamo sollievo o quel che apre lo spazio per noi stessi e per le innumerevoli altre persone. Forse non riusciamo a dare un nome a quel che stiamo provando. Ma riusciamo a sentirlo – un nodo allo stomaco, un buio pesante, quello che è. Entriamo semplicemente in contatto con quel che stiamo provando e inspiriamo, lo prendiamo dentro, per tutti noi – e mandiamo fuori sollievo per tutti noi.

La gente dice spesso che questa pratica è contro natura rispetto a come di solito ci teniamo insieme. Esatto, questa pratica va davvero contro natura rispetto a volere le cose come piacciono a noi, a volere che tutto si risolva bene per noi, indipendentemente da quel che succede agli altri. La pratica fa crollare il muro che abbiamo costruito attorno ai nostri cuori. Fa crollare gli strati di autodifesa che abbiamo cercato di creare così accanitamente. Nel linguaggio buddhista, si direbbe che dissolve l’attaccamento e l’aderenza dell’io.

Il tonglen ribalta la logica abituale di evitare la sofferenza e cercare il piacere. Nel processo, ci liberiamo di modelli antichissimi di egoismo. Iniziamo a provare amore per noi stessi e per gli altri; iniziamo a prenderci cura di noi stessi e degli altri. Il tonglen risveglia la nostra compassione e ci propone una visuale molto più ampia della realtà. Ci introduce alla spaziosità illimitata di shunyata. Praticando, iniziamo a entrare in contatto con la dimensione aperta del nostro essere. All’inizio questo ci permette di provare che le cose non sono poi così gravi e neanche così solide come sembravano prima.

Il tonglen può essere praticato per i malati, per chi sta morendo o è morto, per chiunque sta soffrendo. Può essere praticato come meditazione formale o direttamente sul posto in qualsiasi momento. Stiamo camminando tranquillamente e vediamo qualcuno che soffre – possiamo iniziare su due piedi a inspirare il dolore di quella persona e a espirare sollievo. Oppure, allo stesso modo, vediamo qualcuno che soffre e distogliamo lo sguardo. Il dolore porta in superficie la nostra paura o rabbia; porta in superficie resistenza e confusione. Così su due piedi possiamo praticare il tonglen per tutti quelli come noi, tutti quelli che vorrebbero essere compassionevoli e invece hanno paura – che vorrebbero essere coraggiosi e invece sono codardi. Piuttosto che colpevolizzarci, possiamo usare il nostro blocco come punto di partenza per capire le difficoltà della gente in tutto il mondo. Inspirate per tutti noi ed espirate per tutti noi. Usate quel che sembra un veleno come medicina. Usiamo la nostra sofferenza personale come via verso la compassione per tutti gli esseri.

Quando voi praticate il tonglen su due piedi, limitatevi a inspirare ed espirare, prendendo dentro dolore e mandando fuori spaziosità e sollievo.

Quando praticate il tonglen come meditazione formale, tenete presenti le quattro fasi:

  • Primo, fate riposare brevemente la mente, per un secondo o due, in uno stato di apertura o di immobilità. Questa fase viene tradizionalmente chiamata “gettare lo sguardo sulla bodhicitta assoluta”, oppure “aprirsi improvvisamente alla spaziosità e alla chiarezza di base”.
  • Secondo, lavorate con la consistenza. Inspirate una sensazione di caldo, scuro e pesante – un senso di claustrofobia – ed espirate una sensazione di fresco, chiaro e leggero – un senso di freschezza. Inspirate completamente, attraverso tutti i pori del corpo, ed espirate, irradiate, completamente, attraverso tutti i pori del corpo. Fatelo finché vi sentite sincronizzati con le vostre inspirazioni ed espirazioni.
  • Terzo, lavorate con una situazione personale – qualsiasi situazione dolorosa che vi è nota. Tradizionalmente si inizia praticando il tonglen per qualcuno che ci sta a cuore e che vogliamo aiutare. Tuttavia, se come ho detto prima vi sentite bloccati, potete fare la pratica per il dolore che state provando e contemporaneamente per tutti quelli come voi che provano quel tipo di sofferenza. Per esempio, se vi sentite inadeguati, inspirate quella sensazione per voi stessi e tutti gli altri nella stessa situazione, ed espirate fiducia e adeguatezza o sollievo nella forma che più vi piace.
  • Infine, ampliate questo prendere dentro e mandare fuori. Se state praticando il tonglen per qualcuno a cui volete bene, estendetelo a tutti coloro che sono nella stessa situazione del vostro amico. Se state praticando il tonglen per qualcuno che vedete in televisione o per strada, fatelo per tutti gli altri nella stessa situazione. Che sia più grande di quanto basterebbe per una persona sola. Se state praticando il tonglen per tutti quelli che provano rabbia o paura o comunque la stessa sensazione in cui siete intrappolati voi, magari è grande a sufficienza. Ma potreste andare oltre, in tutti questi casi. Potreste praticare il tonglen per coloro che considerate vostri nemici – quelli che fanno del male a voi o agli altri. Praticate il tonglen anche per loro, pensandoli come persone confuse e bloccate esattamente come il vostro amico o voi stessi. Inspirate il loro dolore e inviate loro sollievo.

Il tonglen può ampliarsi all’infinito. Man mano che praticate, col tempo la vostra compassione si espanderà naturalmente, insieme alla consapevolezza che le cose non sono così solide come pensavate. Procedendo nella pratica, gradualmente, con i vostri ritmi, sarete sorpresi di trovarvi sempre più capaci di essere lì per gli altri anche in quelle che prima sembravano situazioni impossibili.

Hai perso la pratica? Contatta “Lo Spazio” e partecipa MediTiAmo!?

La pratica di Tonglen comincia a dissolvere l’illusione che ognuno di noi sia solo con questa sofferenza personale che nessun altro può capire.

Pema Chödrön

Un articolo di qualche anno fa 

#Buonigiorni 

Elena

Il mio percorso e il tuo?

Forse qualche umano/a ha un percorso nella vita diritto, come quello di una freccia scoccata dal migliore tiratore con l’arco e ogni scopo, ogni sogno è retto e la freccia arriva dritta al bersaglio.

Il mio percorso è “semplicemente” molto più contorto, arzigogolato e anche quando sembra dritto, poi mi arriva una curva o una inversione a U da compiere, tanto che mi sembra di tornare indietro. 

Eppure è un viaggio così affascinante. 

Ieri sera facilitando un gruppo di pratica meditativa mi sono soffermata a riflettere con il gruppo su quel Ri-cominciare, cominciare di nuovo di cui scrivevo lo scorso gennaio.

Nei giorni precedenti la mia mano aveva disegnato quello che mi sembra ora il mio percorso di vita e di pratica meditativa (lo potete vedere nella foto).

Spesso siamo così … forse quasi sempre … nei nostri percorsi… per raggiungere uno scopo, un obiettivo, una meta, la linea che seguiamo non è regolare, retta. 

Ri-cominciamo fermandoci e ri-trovando  i nostri tempi e spazi di partenza nella pratica meditativa e nella vita.

IL CORPO

Nella vita quotidiana il corpo e la mente sono spesso separati. Il corpo è qui e la mente è altrove, forse persa in un passato lontano o in un futuro altrettanto lontano. Con la consapevolezza possiamo realizzare l’unità di mente e corpo, e recuperare la nostra interezza. In questa condizione, ogni pratica ci riporterà alla sorgente, che è l’unità di corpo e mente, aprendoci all’incontro reale con la vita.

Quando il corpo e la mente si unificano, le ferite del nostro cuore incominciano a rimarginarsi. Finché c’è separazione le ferite non possono guarire. 

Nella meditazione seduta i tre elementi del respiro, corpo e mente si calmano, e gradualmente diventano uno. Quando c‘è pace in uno dei tre elementi, presto ci sarà pace anche negli altri. Per esempio, se il corpo è in una posizione molto stabile in cui il sistema nervoso e muscolare sono rilassati, la mente e il respiro ne vengono immediatamente influenzati e gradualmente si calmano.(Sharon Salzberg)

ATTENZIONE E CONCENTRAZIONE

Nel nostro percorso di vita e pratica la concentrazione è una messa a fuoco dell’attenzione che ci permette di lasciare andare le distrazioni per un certo periodo per una certa attività. La concentrazione ci stanca. 

L’attenzione è un’attività più aperta e  quando la nostra attenzione è stabilizzata  l’energia ci viene ripristinata e ci sentiamo ripristinati nella nostra vita. E allora iniziamo a stabilizzare la nostra attenzione. 

Lo possiamo fare con il nostro respiro.

È SOLO UN RESPIRO

Stai respirando, è solo un respiro. 

È come vedere un amico in mezzo alla folla. Non devi mettere tutti gli altri da parte o farli andare via, ma il tuo entusiasmo, il tuo interesse sta andando verso il tuo amico. “Beh, c’è il mio amico!” C’è il respiro!

Se devi lasciar andare e ricominciare migliaia di volte, va bene: è solo un respiro.

TRE RESPIRI – pratica del Maestro Thich Nhat Hanh

La consapevolezza è il tipo di energia che ci aiuta a riconoscere e ad apprezzare le cose che ci circondano. Molto spesso nelle nostre vite siamo così assorti nelle nostre preoccupazioni e nelle nostre difficoltà, che non ci accorgiamo nemmeno che la primavera sta arrivando e che gli alberi fioriscono sulla strada che percorriamo ogni giorno. La consapevolezza è la pratica della meditazione nella nostra vita quotidiana. Quando ci accorgiamo che la nostra mente divaga e che abbiamo perso il contatto con il nostro corpo e con il momento presente possiamo semplicemente arrestarci per qualche istante e fare tre respirazioni con calma e agio.

Fermarsi è il primo passo per tornare ad essere felici. Mentre respiriamo in consapevolezza possiamo guardarci attorno e se pratichiamo correttamente scopriremo che nel momento presente ci sono tutte le condizioni necessarie perché noi possiamo essere felici. Forse i nostri colleghi, insegnanti , genitori o amici sono stati sgarbati con noi e ci hanno fatto soffrire, o forse la nostra vita troppo occupata non ci lascia lo spazio per fermarci, ma i fiori e gli alberi sulla strada che percorriamo ogni giorno continuano ad offrirci la loro freschezza. L’unica cosa che può privarci della gioia di poter apprezzare gli alberi e i fiori è la nostra mente.

Tre respiri sono sufficienti per ritornare a noi stessi e riconoscere che sia dentro che fuori di noi ci sono innumerevoli condizioni per poter essere felici. Il sole continua a brillare sopra le nostre teste! Se il sole non fosse più in cielo ogni persona sulla terra soffrirebbe molto, eppure non ci capita spesso di fermarci qualche istante per apprezzare il calore dei suoi raggi che ci accarezzano il viso.

Se abbiamo il desiderio di migliorare la nostra vita e di vivere felici possiamo riprometterci , ad esempio, di fermarci a respirare per qualche istante ogni volta che stiamo per salire in macchina. Questo è il primo passo e se siamo in grado di fare questo il secondo passo accadrà in modo naturale. Possiamo scrivere su un piccolo foglietto di carta la parola “Respira!” e possiamo mettere questo foglietto nella tasca della nostra giacca. Durante la nostra giornata, ogni volta che metteremo la mano in tasca, ci ricorderemo di ritornare a noi stessi e tranquillamente possiamo riprendere a seguire il respiro. Se siamo in grado di addestrarci in questo modo piano piano potremo vedere dei cambiamenti nella nostra vita quotidiana. Quando l’energia della consapevolezza ci accompagna diventiamo più stabili, rilassati, e non rischiamo di lasciarci trasportare da emozioni negative come la rabbia, la frustrazione o lo stress. In momenti difficili riusciremo a ritornare a noi stessi e ad apprezzare le meraviglie della vita che ci circondano, e piano piano riusciremo a vedere il modo migliore per superare ogni ostacolo. Man mano che l’energia della consapevolezza entra a far parte delle nostre vite diventiamo più felici e più sereni e le persone che ci vivono accanto trarranno grandi benefici dalla nostra freschezza.

(Thay)

#Buonigiorni 

Elena

E io avrò cura di me

Franco Battiato cantava

Ed io, avrò cura di te

Franco Battiato

Io potrei ripetere, e spesso lo sottolineo durante i miei incontri con le persone adulte e bambine che seguo, “Ed io, avrò cura di te”, ma aggiungo:

La cosa più importante è dirti:

E io avrò cura di me

Io posso darti uno spazio custodito, sacro, per sperimentarti, per prendere confidenza con te stessa/o, con le tue consapevolezze, posso darti strumenti per allenarti a fronteggiare gli imprevisti, ma innanzitutto è importante che tu riesca a dirti: 

 E io avrò cura di me

In queste settimane con i miei colleghi/e stiamo creando spazi per prenderci cura di noi. Perchè ognuno possa trovare un suo spazio custodito e sacro, dove con le sue caratteristiche possa affermare che

Io ho cura di me

Prenditi cura di te, io posso per un po’ essere al tuo fianco dandoti un tempo, 

Perché sei un essere speciale 

Ed io avrò cura di te

Franco Battiato

Per scoprire cosa a “Lo Spazio” abbiamo preparato per accompagnarti nella cura di te visita il sito

Le novità in programma:

IN PIENA ENERGIA DI RINASCITA TRA IMBOLC E L’EQUINOZIO

Incontro di Danze meditative 

Sabato 9 marzo dalle 15:00 alle 18:00

ISCRIZIONI ENTRO 1 MARZO 

TROVA IL TUO SPAZIO PER INIZIARE E RI-COMINCIARE 

Quando si inizia qualcosa sorgono in noi emozioni:  c’è chi gioisce quando sta per iniziare qualcosa; c’è chi prova ansia.

Insomma la sorpresa degli inizi ha in sè un mix di gioia e paura, che si accentua secondo le nostre personali caratteristiche! 

Quando si ri-comincia, come è accaduto a molti/e di noi in questi giorni, le emozioni che ci vengono a trovare sono variegate! 

Ricominciare può essere  per qualcuno continuare a portare qualcosa con sè. Ma cosa porto con me? 

Lo scorso 30 dicembre, durante la nostra pratica in “Una Giornata speciale” abbiamo meditato e contemplato questo lasciare andare e scegliere cosa portare con noi, per iniziare- ricominciare un anno nuovo.

Ri-Cominciare, cominciare di nuovo: per iniziare qualcosa nuovamente, abbiamo bisogno di aprirci al nuovo, e per aprirci al nuovo abbiamo bisogno di creare spazio. 

Per creare spazio occorre fermarsi, ma noi spesso ce lo dimentichiamo! 

L’essere umano deve sempre affrontare due grandi problemi: il primo è sapere quando cominciare; il secondo è capire quando fermarsi. 

Paulo Coelho

Vuoi fermarti? Trova il tuo spazio  www.lospazio.org 

#Buonigiorni

Elena

31 dicembre 2023

Oggi ho iniziato a leggere un libro* a causa di ieri!

Non so se abbia un senso questa frase in italiano, ma mi esemplifica questo concetto:

Ognuno è la causa delle sue conseguenze!

Oppure ognuno raccoglie ciò che semina.

Cosa è accaduto ieri?

Ieri 30 dicembre 2023 ho condotto la mattinata di “UNA GIORNATA SPECIALE” facilitando i partecipanti attraverso esperienze corporee, di pratica meditativa e attraverso una pratica, attualmente in voga, il Journaling, quello che le persone nate nel XX secolo, come me, chiamano Diario!

Partendo dal portarci nella presenza di ciò che sentiamo, proviamo e pensiamo, osservando solidità e leggerezza, qualità che possiamo ritrovare, trovare, allenare in noi; passando all’osservazione di ciò che potremmo lasciare e/o portare con noi, siamo arrivati/e a spargere semi nel terreno del nostro cuore: le nostre intenzioni!

Che cosa intendiamo fare con la nostra preziosa, unica e selvaggia vita?

Come ci chiederebbe Mary Oliver.

Attraverso immagini e metafore di stabilità interiore e calma, si siamo portati ad osservare il cambiamento da fuori e da dentro di noi.

Poi ci siamo regalati uno spazio creativo, di scrittura, di espressione personale.

Concludendo con una pratica di gratitudine (sorpresa finale un brindisi).

ALLA FINE DELL’ANNO

Mentre quest’anno volge alla fine,

Ringraziamo per i doni che ha portato

E come si sono intarsiati

Dove né il tempo né la marea possono toccarli…

Giorni in cui i volti amati brillavano di più

Con la luce oltre se stessi;

E dal granito di qualche segreto dolore

Un flusso di lacrime sepolte si è allentato.

Benediciamo quest’anno per tutto quello che abbiamo imparato,

Per tutti quelli che abbiamo amato e perduto

E per il modo tranquillo che ci ha portato

Più vicino alla nostra destinazione invisibile.

JOHN O’DONOHUE, At the End of the Year
Estratto dalla benedizione, ‘Alla fine dell’anno’,’ dai libri
Benedictus (Europa) / Per benedire lo spazio tra di noi (USA)

*Bronnie Ware, Vorrei averlo fatto, un titolo che non rende bene in italiano, a mio avviso. Il testo in inglese: The Top Five Regrets of the Dying. A Life Transformed by the Dearly Departing. Se volete conoscere l’autrice del testo cliccate qui. Ringrazio la persona che mi ha parlato di questo ieri al termine del nostro incontro.

A conclusione di un Anno

Desidero a chiusura di questo anno, prendendo spunto da chi molto più famoso e esperto/a di me in campo poetico ha già scritto, ringraziare con una scrittura poetica. prima, però, vorrei dire grazie a tutti noi che anche quest’anno siamo entrati nel sogno dei Sanfilippo Fighters. Abbiamo raccolto più di 600,00€, attraverso le offerte e gli acquisti dei doni natalizi, che l’associazione andrà ad utilizzare per progetti per le famiglie, i bambini, la ricerca. 

Ringraziare desidero chi mi da la possibilità quotidianamente di vivere preparando, procurandomi il cibo che io ogni giorno cucino, realizzando gli abiti che indosso.

Ringraziare desidero chi mi ha dato la possibilità di vivere nella mia casa, dove mi sento bene e al sicuro. 

Ringraziare desidero che mi ha fatta crescere ed educata; per il fatto che ho potuto fare delle mie passioni e dei miei interessi il mio lavoro. 

Ringraziare desidero chi incontro tutti i giorni nel mio lavoro quotidiano, “Lo Spazio” che abito e tutti voi, che abitate questo spazio con me. 

Ringraziare desidero la mia famiglia che valida chi io sono. 

E infine ringrazio me stessa che sta e ama stare qui con quello che c’è.

E.F.

Grazie: che possiamo noi chiudere questo anno, portando con noi ciò che ci servirà per il nuovo e lasciando andare ciò che va lasciato andare.

Elena

Concludere un anno con una giornata speciale

Tra pochi giorni concluderemo un altro anno e accoglieremo un anno nuovo.

È la prima volta che propongo una giornata speciale a “Lo Spazio”, forse perchè con questo importante compleanno, “Lo Spazio” è diventato più grande!

Sabato 30 dicembre vivremo “Una Giornata Speciale”. Una giornata tra meditazione in movimento, meditazione seduta (o sdraiata), meditazione danzata. Per informazioni e iscrizioni clicca qui.

Potrai vivere tutta la giornata oppure potrai prenderti un tempo e una pratica adatta a te.

Programma:

MATTINA 10:00-13:00 Meditazione di fine anno con Elena.

Accoglienza e tisana in consapevolezza 

A partire dal corpo: cosa portare e cosa lasciare andare. Esercizi e pratiche corporee: il corpo come attivatore di consapevolezza.

Pratica meditativa guidata sul lasciare andare.

Pratica di journaling:  Scrittura creativa. 

Conclusioni e saluti

Se vuoi puoi fermarti per una pausa pranzo silenziosa portando qualcosa per il tuo pranzo.

POMERIGGIO 15:00-18:00 Danze Meditative con Marta.

Danze in cerchio per celebrare un rito di passaggio.

Break con Tisana.

Per informazioni e iscrizioni clicca qui ricordati di con fermare entro venerdì 22 dicembre 2023 (ma se fossi in ritardo scrivici lo stesso ci stringeremo e aggiungeremo un posto anche per te!).

#BuoniGiorni

Elena

Profumi di mandorla e cannella

In inverno c’è una riservatezza che non ti 

dà nessun’altra stagione.

Solo in inverno si possono avere

momenti più lunghi e tranquilli

in cui gustare l’appartenenza a se stessi

Ruth Stout

L’inverno

E così lunedì 4 dicembre siamo entrati nella riservatezza di questo periodo che sta per arrivare…: l’inverno, in cui in questi giorni sembra davvero di essere già entrati (eppure entreremo nell’inverno con il solstizio) e che qualcuno/a sente come periodo faticoso. 

La pratica ci porta a stare in modo diverso in questo tempo…  prendendo momenti lunghi e tranquilli per gustare l’appartenenza a noi stesse/i.

Lo abbiamo fatto con pratiche di self-compassion.

La Self-compassion 

Il testo pubblicato in Italia è il manuale redatto da Kristin Neff, ecco la recensione del libro: clicca qui

Programma di una “Giornata Speciale”.

E un articolo per avvicinarci alla pratica attraverso spunti teorici.    

E noi abbiamo poi preso una posizione confortevole, con la colonna vertebrale distesa, ma non rigida… (se vuoi partecipare alla pratica meditativa in chiusura di questo anno ti aspetto sabato 30 dicembre a “Lo Spazio” per una Giornata Speciale).

Con un atteggiamento gentile verso noi stesse/i…

E se la guarigione del mondo dipendesse completamente dalle diecimila azioni di gentilezza invisibili che offriamo semplicemente e silenziosamente durante il pellegrinaggio di ogni vita umana?

~ Wayne Müller

Abbiamo poi concluso con la lettura di un brano tratto da “D’inverno. Il potere del riposo e del ritiro nei momenti difficili”, di Katherine May.

(…) In piena estate, vogliamo solamente stare all’aria aperta e tenerci attivi; in inverno veniamo ricacciati al chiuso delle nostre quattro mura e dobbiamo occuparci dei detriti accumulatisi nei mesi estivi, quando siamo troppo impegnati per badarvi.

L’inverno è la stagione in cui riorganizzo le mie librerie, in cui leggo tutti i libri che ho comprato l’anno precedente e che nel mentre non ho mai aperto. È anche la stagione in cui rileggo i miei romanzi preferiti, per il semplice piacere di riabbracciare vecchi amici. In estate, ho voglia solamente di trame scoppiettanti e libri da divorare in fretta mentre me ne sto stravaccata su una sdraio in giardino o al mare appollaiata su un frangiflutti. In inverno, sento il desiderio di concetti da ruminare lentamente sotto il cono di luce di una lampada, una lettura quieta e spirituale, un sostegno dell’anima. L’inverno è la stagione delle biblioteche, del silenzio attutito dalle pile di volumi e dell’odore di polvere e di pagine antiche.

In inverno, posso passare ore intere al muto inseguimento di un’idea mai compresa del tutto o di un dettaglio storico. Do-potutto, non c’è un altrove ad attendermi.

L’inverno spalanca il tempo. «Non c’è niente da fare», scrive Sylvia Plath nella sua poesia Svernare. « Questa è la stagione della resistenza per le api», aggiunge, dopo avere raccolto il loro miele. Il nettare è stipato in sei barattoli allineati su una mensola nella sua cantina, mentre le creaturine si nutrono di sciroppo di zucchero. Nel vuoto portato dall’inver-no, Plath si ritira nel suo scantinato a frugare tra gli oggi abbandonati dagli affittuari precedenti illuminandoli con la luce gialla della sua pila, ma trova solo « Nera imbecillità. Sfa-celo./ Possessione ». Si chiede se l’alveare sopravviverà.

(cit. pag. 224, Katherine May)

#Buonigiorni

Elena

Un nuovo viaggio

Quando si intraprende un viaggio…

Che cosa è un viaggio: l’andare da un luogo a un altro, forse distante, per diletto o per necessità, con un mezzo di trasporto, o anche a piedi.

Spesso il viaggio è organizzato da te o da altri, altre volte ci si mette in viaggio senza averlo programmato e senza un bagaglio.

Comunque sia, molto spesso accade, che quando partiamo per una meta, quando ci mettiamo in viaggio, al suo termine, una volta raggiunta la meta quello che ci rimane dentro è il percorso che abbiamo fatto per arrivare al luogo stabilito: il viaggio in sè.

(…) i veri viaggiatori partono per partire;
cuori leggeri, s’allontanano come palloni,
al loro destino mai cercano di sfuggire,
e, senza sapere perché, sempre dicono: Andiamo!

Il viaggio Charles Baudelaire

Ho iniziato un nuovo viaggio dentro di me, una nuova esperienza, non so dove mi porterà. So da dove sono partita, ma non ho organizzato per bene la meta, non ho nemmeno deciso il tempo. Avevo pronto il mio bagaglio, leggero, e ho colto il momento.

Il mio viaggio: una nuova formazione che mi farà stare con il mio corpo, le mie emozioni, la mia mente, in un altro modo.

Mi piace guardarmi da punti di vista differenti, mi piace trovare un tempo per me, mi piace portare nella mia vita personale e di lavoro le cose in cui credo.

Non so dove mi porterà questo viaggio, so che la partenza è stata piacevole, mi sono sentita nel posto giusto, nel tempo giusto, con il giusto bagaglio e con una buona compagnia, appena incontrata partita con me.

Sono partita con il mio mezzo di trasporto: il corpo.

Vi terrò aggiornate/i sugli incontri che farò lungo la strada. Potremmo incontrarci, fare un po’ di passi insieme, o fermarci ad ascoltare.

L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso.

Anne Carson

Questo mi auguro!

#BuoniGiorni

Elena

Lasciare andare 

Riflessioni di una pratica (2 ottobre 2023)

Riprendo con le pratiche di meditazione di gruppo dopo la pausa estiva.

Decido di iniziare questo nuovo ciclo di appuntamenti mensili, che mi vedono come una facilitatrice, più che una conduttrice, con una pratica sul “lasciare andare”. 

Un inizio forse pesante e complesso, avrei potuto proporre qualcosa di più leggero, ma lasciare andare ci permette di fare spazio, e la consapevolezza…

La consapevolezza lavora per darci un po’ di spazio dai nostri pensieri. che possiamo scegliere se prenderli a cuore o lasciarli andare, almeno finché non saremo in grado di raccogliere qualche informazione in più

Sharon Salzberg

Inoltre le stagioni che cambiano ci insegnano a lasciare andare, ce lo insegnano anche in questo periodo di grandi cambiamenti climatici. E l’autunno è un grande maestro di transizione.

Tutto cambia e non possiamo trattenere nulla.

La pratica ci invita a notare e a lasciare andare, 

osservare e lasciare andare…

Respirare, tornare al corpo, se faccio fatica o se mi perdo…

Distrazioni, emozioni, pensieri che tornano… li noto, non giudico e lascio andare. 

Concludo con una poesia di Danna Faulds, gentilmente tradotta da Nicoletta Cinotti

Lascia andare

Lascia andare i modi in cui pensavi che si sarebbe svolta la tua vita:

l’attaccamento ai piani, ai sogni o alle aspettative – lascia andare tutto.

Conserva le forze per nuotare con la marea.

La scelta di combattere ciò che hai ora di fronte

avrà come risultato solo fatica, paura e tentativi disperati

di fuggire da quella stessa energia che tanto desideri. Lascia andare.

Lascia che tutto vada e fluisca con la grazia che invade

i tuoi giorni sia che tu la riceva gentilmente

o con i peli dritti per difenderti dagli invasori.

Fidati: la mente potrebbe non trovare mai le spiegazioni che cerca,

ma andrai avanti lo stesso.

Lascia andare, e la cresta dell’onda
 ti porterà verso spiagge sconosciute,
 oltre ai tuoi sogni più selvaggi,
alle destinazioni più impensate.

Lascia che tutto vada e trovi un posto dove riposare e stare in pace,

è una trasformazione certa.

Danna Faulds

#BuoniGiorni

Elena

Se vuoi praticare qui puoi trovare informazioni